martedì 7 novembre 2017

SKULLJERKS – Hearts, Blades And Tears


Parto lungo: ho conosciuto i Skulljerks un paio d’ anni fa a una serata in cui eravamo ospiti dei fioi da Venezia. Prima impressione: scandalosi (e non ero l’unico a pensarla così). Da allora la formazione ha subito dei cambiamenti, con l’arrivo di un chitarrista aggiuntivo e l’avvicendamento di Andy Linetti alla voce, già compagno del primo chitarraio Marky nel gruppo punk ‘77 Anomic Suicide. Col tempo la band ha compiuto veramente passi da gigante, trovando una propria dimensione personale nel sound che mi ha spinto ad andare a sentirli in ogni occasione possibile.

Anno di (dis)grazia 2017, sembrava che per l’estate dovesse uscire un loro EP, invece, forti del materiale finora prodotto, incidono direttamente un CD da 10+1 pezzi. Lo spingo nell’ autoradio del furgone e per i primi 20 secondi di “Blade Me” mi viene la pelle d’ oca: cazzo è sta roba, i Backstreet Boys??? Il disgusto svanisce praticamente subito quando subentra la sonorità che caratterizza tutto il lavoro: punk rock melodico più o meno tirato, con svariate influenze punk 77 e HC new school. Insomma, un vero e proprio meltin’ pot, ma amalgamato con perizia e in cui la voce di Andy funge da perfetto collante. Inoltre ad occhio in studio di registrazione non hanno abusato di effetti e filtri sulle voci, che risultano molto simili a quelle live (quando non hanno scazzi tecnici!!!). Tra gli episodi da segnalare spicca “Second Stage”, intro alla Iron Maiden per evolvere poi in un pezzo stile Alkaline Trio con la voce calda e profonda di Dan Andriano; mood peraltro ripreso in maniera eclatante in “The devil” che potrebbe entrare tranquillamente in “From Here To Infirmary” degli Alk3. Un paio di tracce galoppano veloci (Seeking Reaction e Save My Life – il cui assolo di chitarra ricorda i compaesani Why Not Loser), per chiudere con “My Addiction”, già comparsa nella mega raccolta della Kids And Kicks Records, etichetta di Andy.

Dal loro bandcamp riesco ad apprezzare appieno anche la copertina che riprende il tema del titolo: lavoro truce e dai colori freddi, non può che garbarmi: ghe sborooooo!

Amo il Veneto. Tralasciando il trascurabile fatto che siamo dei bigotti bestemmiatori (un accorato saluto a Oliviero Toscani), questa regione offre infinite maniere per devastarti a qualsiasi ora della giornata: provare per credere. Poi adesso che è passata l’Autonomia chi cazzo ci ferma? Aggiungi al tutto una delle più floride scene punk nazionali ed il pranzo è servito. Certo, se i cancari dei Vaseliners avessero registrato l’ EP prima di mandare tutto in vacca avrebbero sicuramente seppellito questi veneziani caga-in- acqua, but the roses are gone and we can’t go back. E comunque, per non sbagliare, tirare sempre merda ai rovigotti. (Bene, non centra una fava e non voglio usufruire ulteriormente dello spazio virtuale concessomi dal paron Snafu, ma vedetevi ‘sta legna targata Denny Troia ….. pardon Trejo !!!!!

Maggiore Lupo

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