mercoledì 13 aprile 2016

SNAFU 2.0: Vado a vedere i Weezer

Palmi va a vedere i Weezer e ci fa questo bel regalo....beccatevi sto report!

Foto di Palmi

Vado a vedere i Weezer. Vado a vedere i Weezer. Vado a vedere i Weezer.
Questo è stato il pensiero più ricorrente da quando ho comprato i biglietti per la data di Amsterdam. L’ho pensato ogni mattina, l’ho pensato al lavoro, quando ero al concerto degli Screeching Weasel, mentre lavavo la Smart. Sempre.
Io i Weezer li amo, amo Rivers, amo il suo songwriting, amo il fatto che certe volte facciano singoli opinabili per la gente che non capisce un cazzo e sfornino b-sides da pelle d’oca apprezzate solo da chi li segue da anni con amore invariato (sì, anche dopo Death to False Metal).
Vado a vedere i Weezer.
E’ finalmente venerdì. Sono sul tram con la voglia di uccidere Arjuna che millanta essere grande conoscitore di Amsterdam e dell’Olanda tutta, e invece ci fa fare tardi affidandosi a precarie conoscenze dei mezzi pubblici della città e chiedendo ai passanti come arrivare all’Heineken Music Hall.
Arriviamo e non ci sto dentro. Non me ne frega un cazzo delle scalette delle date precedenti viste su internet che non mi fanno impazzire, non me ne frega un cazzo che c’è un botto di gente, non me ne frega niente che non ho cenato: vado a vedere i Weezer e ho l’adrenalina e mille.
Il concerto inizia, aprono con California Kids e a me viene da bestemmiare perché porca troia, perché parti con un pezzo sconosciuto che ammoscia l’entusiasmo? Perché?
Il secondo pezzo è “My name is Jonas” e recupero gran parte della felicità che avevo in corpo, scopro però di essere parte di una misera percentuale di persone presenti al concerto (circa il 2%)  che urla e sbraita e salta e si commuove (olandesi, gente educata e statica). La scaletta prosegue e io sono felice da dio, certamente anche Aro perché dondola leggermente il capo da sinistra a destra e viceversa  su “If you’re wondering”.
Su “The Good Life” impazzisco. Sono a vedere i Weezer e il mondo mi sembra più bello.
Aspetto con ansia “You gave your love to me softly”, ma la canta Brian Bell e scusatemi se dico che non è proprio la stessa cosa rispetto a Rivers.
È vero, con tutte le hit megamitiche che hanno, effettivamente ci hanno offerto una scaletta opinabile, e non nascondo che su “Troublemaker” e “Thank God for Girls” ho pensato: “Ma cazzo dai, avete Suzanne, Pink Triangle, Knock-Down Drag-Out! Cazzo!”, però fa lo stesso. Davvero, dentro di me io so che fa niente, se li ami davvero e non li hai mai visti prima sei felice comunque, perché sono i Weezer, sono uno dei gruppi che entrano sempre nella mia top 5 delle band da isola deserta, da ultimo disco prima di morire, da: “Ti si incendia la casa quale CD corri a salvare sfidando le fiamme?”. Sono loro e li ami.
Il concerto è agli sgoccioli, io sogno ad occhi aperti una “Lover in the Snow” acustica nell’encore, invece ci sparano Beverly Hills (eh va beh) e ovviamente Buddy Holly. Si spengono le luci. Applausi. Sono tra le poche che alza le braccia al cielo mimando la W di Weezer con le mani.
Finisce il concerto. Raccattiamo i tokens rimanenti, incominciano a mandarci verso l’uscita, Arjuna chiede le ultime birre al bar nel suo olandese fluente, io ho gli occhi pallati dall’emozione.
Sono andata a vedere i Weezer: che bomba.

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